Sanremo spiegato a un inglese

Conti e le sue tre vallette sanremesi (da Vogue SGP)

Conti e le sue tre vallette sanremesi (da Vogue SGP)

Quando in casa Makki-Simeone guardiamo un programma inglese a caso, diciamo la serie tv Fortitude, il massimo del gap culturale che può manifestarsi è quello linguistico, con me che chiedo ogni 5 minuti: "Ma che cazzo ha detto? Ma come parla questo aho, deve avere un accento irlandese, perciò non lo capisco". E il mio uomo che non mi risponde neanche e inserisce direttamente i sottotitoli. 
Ma questi giorni, impilando padelle una sull’altra in giardino per captare un segnale pezzotto della Rai che scavalcasse la Manica, ci siamo trovati spettatori in differita dal Festival di Sanremo.

L’inglese: Chi è questa, una cantante?

Io: Sì, Emma, ma qui fa la valletta.

L’: Sarebbe?

I: L’assistente del presentatore.

L’: E questa? Una cantante?

I: Sì, Arisa, ma è l’altra assistente.

L’: Cioè un’altra donna che scende goffamente (uncomfortably rende meglio) le scale?

I: Eh, un’altra valletta. Ma tu come lo traduci valletta?

L’: Ma noi non ce l’abbiamo questa cosa di assistere il presentatore, e a che servono poi due? C’è una ruota da girare come nella Ruota della Fortuna?

I: No.

L’: Ma perché cantano da seduti su ‘ste panchine?

I: Fa più casual.

L’: E questa è la terza valletta?

I: No, shhh, è Charlize Tehron, fai sentire che dice.

L’: Ma tutte 'ste chiacchiere e non cantano mai? Ma perché la doppiano? Ma non sono meglio i sottotitoli? Io mica riesco a capire che dice in inglese, e neanche in italiano, mica lo capisci, si sovrappongono!

I: Sì, ora il presentatore le ha detto che tutti gli uomini gli hanno chiesto di baciarla da parte loro. E quindi l’ha baciata.

L’: Cazzo di pervertito, questo è imbarazzante! (uncomfortable rende sempre meglio).

I: Ok.

L’: Perché urlano?

I: Dici?

L’: Ma perché parlano sempre di quello che indossano? Cioè alla fine questo ha un fottuto semplicissimo completo nero!

I: Boh, non ci ho fatto caso.

L’: E questa ora chi è?

I: Rocio qualcosa, è la terza valletta, ma non è una cantante.

L’: Quindi che fa? Scende le scale e basta?

I: …
L’: Uh si è cambiata l’abito? E ora scende di nuovo le scale?_TIW

 

 

 

 

La patata inglese come non l'avete mai vista

Daria e il celeriac (sedano rapa)

Daria e il celeriac (sedano rapa)

Per tre anni ho creduto che celeriac fosse il sedano (celery), ma pronunciato male. Anche perché di tuberi esotici ne avevo già visti abbastanza nel poco esotico Regno Unito dove pensavo esistessero solo patate (mio padre ancora mi domanda ogni volta che viene a trovarmi: ma dove li prendono i pomodorini e le clementine? In Spagna papà). Insomma quando credevo di avere ormai una mappa precisa di tutte le sfumature del tubero britannico arriva la mia amica Marie e mi rivela che no, il celeriac non è il sedano, ma il “sedano rapa”, (grazie Google translate). Una sorta di incrocio tra un porro gigante  e un cavolo nella forma dell’esplosione della bomba atomica su Hiroshima. Tra le altre verdure aliene:

  • Sweet potato, in Italia la chiamiamo ossequiosamente patata americana e la snobbiamo nonostante, dice, non faccia ingrassare quanto la cugina patata semplice. Ovviamente per annullarne l’effetto salutare nei pub inglesi viene fritta a dovere.
  • Butternut squash, insipida versione della zucca con la forma di una pera gigante. Oltre a rimettere ogni volta in discussione le mie capacità di spelling, la sua inutilità viene riscattata solo al forno con formaggio di capra e rosmarino.
  • Parsnip. Pastinaca. Mega carotona bianca. Tagliata di lungo in quattro spicchi che solitamente finiscono nel famoso Sunday Roast, l’arrosto della domenica (che è un po’ come il nostro ragù… ma anzi no);
  • Swede, ovvero rutabaga (che per quel rincoglionito di Google translate è “lo svedese”). Non ne ho assolutamente capito la funzione. La gente lo nasconde nelle zuppe quando lo deve smaltire dopo averlo trovato nel pacco di tuberi assortiti di Waitrose.
  • Okra, una specie di peperoncino verde appiccicoso coltivato nell’Africa occidentale come nel sud dell’Asia e di cui il Regno di Sua Maestà si è appropriato ribattezzandolo Ladies fingers.
  • Pak Choi, manco questo è britannico, ma giappo-cinese. Un incrocio tra l’insalata belga e il finocchio. Resterà sempre nel mio cuore quello cucinato alla trattoria cinese Hua Cheng di Milano.

E poi ci sono quelli che manco il mio Afro-britannico conosce: Dudhi, Mooli, Turnip, Eddoe, Yam, Cassava. Di solito quando nei negozi di verdure chiedo: ma che è? Mi rispondono: patata._TIW

 The British potato, as you have never seen it before

Dudhi and red bananas

Dudhi and red bananas

For three years I believed that celeriac was just celery but mispronounced, because I had already seen enough exotic tubers in this not so exotic country where I originally thought you could only get potatoes (every time my dad visits he asks "but where do they grow tomatoes and clementines here?" In Spain dad).

So, when I thought I had a precise map of all the nuances of British tubers, my friend Marie tells me that no, celeriac is not the same as celery. It is actually a sort of cross between a giant leek and cabbage in the form of the explosion of the atomic bomb on Hiroshima. Other alien vegetables:

  • Sweet potato: in Italy obsequiously we call it an American potato and are snobbish about it despite the fact , they say, it is not as fatty as its simple cousin potato potato. Obviously to cancel the salutary effect it is deep fried in pubs.
  • Butternut squash: tasteless variant of the pumpkin, with the shape of a giant pear. In addition to questioning my ability to spell every time, its futility is redeemed only when baked with goat cheese and rosemary.
  • Parsnip: mega white carrot cut down into four segments - but you better get a degree in Engineering for that - that usually end up in the famous Sunday Roast (which is a bit ' like our ragù sauce ... but nay).
  • Swede: I have no idea of its function. People seem to hide it in soups to dispose of it after finding it in the Waitrose assorted tubers pack .
  • Turnip: ditto but even harder to dispose of.
  • Okra: a kind of sticky green chilli grown in West Africa and in South Asia, renamed by the colonisers as Ladies fingers.
  • Pak Choi: this isn’t British either but Japanese-Chinese. A cross between endives and fennel. It will always remain in my heart the one cooked at the Trattoria Cinese Hua Cheng in Milan.

And then there are those that not even my Afro-British half knows: Dudhi, Mooli, Eddoe, Yam, Cassava. Usually when in vegetable stores I ask: but what is it? The answer is: potato._TIW

Grandma, what the hell are you saying?

Mia e Nonna

Mia e Nonna

“What noise does the Crocodile make?” are the words to an Italian song. Thank God it doesn’t make a sound. All the other animals sounds have generated an ongoing clash of civilisations in the Makki - Simeone family. To think I thought religion and religious issues were the main risks in our relationship, rather than the noise a dog makes. That's the bilingualism, baby. So if Mia had learned that the dog goes Bau, after being brainwashed in nursery she started saying Woof and if I can accept that the lion goes Roar instead of Grr, the cat Meows instead of Miao and the mouse Squeaks instead of Squit, I can not come to terms with the fact that the horse goes Neeeigh, the hen Cluck cluck and frog Ribbet ribbet. Beasts aside and despite the fact that my parents and my sister have already begun claims in the event that they will no longer be able to communicate with her, Mia’s bilingualism is developing on two fronts: all the food and the basic survival words are in Italian, discipline and pain in the ass (public transportation included) are in English. Pappa (food), pane (bread), latte (milk), camomilla (you can guess that one), acqua (water), pizza (her absolute favorite word), even ninnananna (bed time), cacca ( poop), bua (when she gets hurt, a bit 'of Italian self-pity is the least you can expect).
Careful, big, little, share, airplane, helicopter, car, bus, train, go, come, here, there, school, naughty corner, sorry, please, thank you and strangely even shower is in English. She even knows a German word: Lindt, the only one that will ever be useful. Then there's "bac" which is a leap that we could not even decipher yet. My parents are nonno and nonna, Zi's are nanny and Jidu, Arabic for granddad. So they are all happy. For now. She will soon begin to speak only English, even with me, even if I speak only Italian to her. Maybe it won’t piss me off, maybe it will just hurt a little bit. But I count on my mum’s perseverance, who speaks in Italian even to London shop assistants when she comes to visit me and forced Zi to speak almost perfect Italian two days after joining the family._TIW

 

Nonna, ma che stai addì?

coccodrillo come fa

Il Coccodrillo come fa? Per fortuna non parla o al massimo fa “Boh”, come dice la canzone. Perché invece sui versi di tutti gli altri animali è in corso uno scontro di civiltà in casa Makki-Simeone. E io che credevo che un giorno avremmo rischiato la separazione su questioni religiose, piuttosto che sul verso del cane. E’il bilinguismo, bellezza. Così se Mia aveva imparato che il cane fa Bau, dopo il lavaggio del cervello subito all’asilo ha iniziato a dire che il cane fa Woof. E se ci può stare che il leone faccia Roar anziché Grr, il gatto Meow anziché Miao e il topo Squeak anziché Squit, io non riesco a farmi una ragione del fatto che il cavallo faccia Neeeigh, la gallina Cluck cluck e la rana Ribbet ribbet.

Bestie a parte, e nonostante i miei genitori e mia sorella abbiano già iniziato le rivendicazioni nel caso che non riescano più a comunicare con lei, il bilinguismo di Mia si sta sviluppando equilibratamente su due fronti: tutto ciò che se magna ed è legato alla sopravvivenza base è in italiano, tutto ciò che è disciplina e rottura di palle (mezzi pubblici inclusi) è in inglese. Pappa, pane, latte, camomilla, acqua, pizza (parola preferita in assoluto). Ma anche ninnananna, cacca, bua (un po’ di autocommiserazione in italiano mi pare il minimo).

Careful, big, little, share, airplane, bus, train, go, come, school, naughty corner, sorry, please, thank you. E stranamente anche shower è in inglese. Sa persino una parola in tedesco: Lindt, l’unica che potrà mai servirle. Poi c’è “bac” che è un intercalare che non siamo riusciti a decifrare ancora. I miei genitori sono nonna e nonno, quelli di Zi sono nanny in inglese e jidu in arabo. Quindi sono tutti contenti. Per ora. Presto inizierà a parlare solo inglese, anche con me che le parlo solo in italiano. Forse non mi incazzerò neanche, magari ci resterò solo un po’ male. Ma conto sulla perseveranza di mia madre, che parla in italiano persino ai negozianti londinesi quando viene a trovarmi e ha costretto Zi a parlare un quasi perfetto italiano dopo due giorni dal suo ingresso in famiglia._TIW